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La differenza oggi la fa chi non si sottrae

La differenza oggi la fa chi non si sottrae

“Ma ti sìtto una dee Szuanon?”
[n.d.t.: ma tu sei una delle Zuanon]

“Sì esatto, la più grande”
(tecnicamente qui si dovrebbe dire “ea pì vecia” ma io di darmi della vecchia non ho nessuna intenzione)

“Ah ecco! Me pareva! G’era ‘na vita che no te vedevo”
[n.d.t.: Ah ecco mi pareva, era una vita che non ti vedevo]

“Sì, in effetti lavoro da casa, è raro che esco a prendere un caffè al bar”
(non mi sembrava il caso di dirgli che da svariati anni passo le mie serate immersa fra libri di copywriting e web marketing perché amo il mio lavoro molto più che l’idea di andare a prendere uno spritz al bar…)

“Beh, me fa proprio piaxere vedarte, i tui come stai? E to papà? Grande omo to papà”
[n.d.t.: Mi fa piacere vederti, come stanno i tuoi? E tuo papà? Grande uomo tuo papà]

Continuiamo a scambiare quattro altre chiacchiere amabilmente sullo stato di mamma, pensione di papà, numero di nipoti a cui siamo arrivati e diverse lodi su quanto bravo era mio padre a fare il suo mestiere, quante persone ha aiutato, di quella volta che ha salvato quella situazione e di quell’altra che a quel tizio gli ha risolto un altro problema enorme…

Io sorrido, come sempre compiaciuta quando mi capitano queste avventure stile “Amarcord” con mio padre protagonista.

Il mio cuore di figlia si gonfia ogni volta di orgoglio.

Al momento di pagare il signore dice:

“No, niente! Te ‘o offro mì el caffè”

Io spalanco gli occhi in un sorriso di gratitudine per questo gesto inaspettato di gentilezza. Sorrido stupita perchè non ho fatto proprio niente per meritarlo. Mi ritrovo a ricevere una gentilezza per il solo fatto di essere figlia di mio padre e della scia di gratitudine e rispetto che ha lasciato in giro nei suoi anni di lavoro fra i contadini della bassa padovana…

Saluto. Risalgo in macchina.

E mi corre un brivido lungo la schiena.

Ecco da dove è nato tutto, in verità. 
Da mio padre.

L’esempio vivente che ho sempre avuto sotto gli occhi di quanto nel mondo del lavoro la differenza la fa chi, con piccoli gesti dal grande significato e la determinazione a non lasciare mai indietro nessuno, lascia un segno dietro di sé capace di durare per ben più di trent’anni e oltre.

Grazie papà.

(P.S: Resta comunque tutta colpa tua se sono diventata ingegnere-ma-volevo-fare-altro e ora tormento l’umanità perchè non si accontentino di un lavoro che non li realizza davvero! ??)

#unlavorochevale

Missione Lavoro, Massimo Rosa, Erica Zuanon

Missione Lavoro a Tg e Non solo

Missione Lavoro a Tg e Non solo

Questa sera ho avuto il piacere e l’onore di essere intervistata da Francesca Lozito, Radio Presenter e Producer Editor di Radio Inblu, a diffusione nazionale. 

Ringrazio di cuore Francesca e Radio Inblu per questa splendida opportunità di far conoscere il mio “sogno”.

Un sogno grande, grandissimo, che non mi fa dormire la notte e che penso ti riguardi, se stai ancora leggendo queste parole.

Ho il sogno di vedere un numero sempre più grande di persone che escono dall’illusione collettiva del posto sicuro, entrano al comando della propria vita lavorativa e riprendono finalmente pieno possesso della loro realizzazione personale e, non meno importante, del loro tempo.

Persone che riescono a crescere professionalmente al punto da diventare indipendenti dalle aziende succhiasangue eredi del vecchio sistema capitalistico che ha impostato e comandato la vita di milioni di persone per più di un secolo di troppo.

Persone forti di quella nuova forza che nasce dall’aver riscoperto la passione e la fiducia in sé stessi, nelle proprie VERE capacità e talenti.

Persone che riescono, con lucidità e creatività, a diventare a tutti gli effetti le uniche padrone di sé stesse e della propria vita.

E’ sotto il faro di questo sogno che ho scritto il mio primo libro corso, “Un lavoro che vale per una vita che vale” quasi due anni fa.

Ed è sotto il faro di questo sogno che ho deciso, all’inizio di quest’anno, di lanciare una sfida al mio stesso sistema.

Dalla sfida è nato “Missione Lavoro”, il libro che ho avuto il piacere e l’onore di scrivere insieme a Massimo Rosa, un professionista che si occupa da un trentennio di ricerca e selezione di personale ed ha raggiunto una popolarità stellare in Italia.

Il suo lavoro consiste nel “cacciare” i migliori talenti del mercato del lavoro e proporli alle aziende che glieli commissionano.

Sky lo scelse per recitare la parte di “se stesso”nel programma The Apprentice al fianco di Flavio Briatore, ma nel mondo delle risorse umane Massimo Rosa ha lasciato traccia ideando la prima catena di Job Shop italiani, che si trasformarono negli anni nelle attuali Agenzie per il Lavoro.

Presidente e figura di primo piano in network internazionali di Executive Search, viene spesso citato ed intervistato dalle principali testate internazionali.

Missione Lavoro - Massimo Rosa, Erica Zuanon
Missione Lavoro

Missione Lavoro

Strategia politicamente scorretta per conquistare il mercato del lavoro 4.0.

E insomma alla fine, ci siamo. 

Questo libro, nato da una sfida decisamente anticonvenzionale, ha preso la via del mondo. 

Mi sento un pò come le mamme di una volta quando il figlio maggiorenne andava al militare. 

Perchè diciamocelo, il mondo del lavoro oggi è piuttosto simile ad una guerriglia pericolosa e sfidante. Affrontarlo a testa alta, con risultati economici e soddisfazione personale non è affatto cosa semplice. 

Richiede strategia, lucidità, conoscenze e strumenti adeguati. 

Tutto questo, e molto altro ancora è all’interno del nuovo libro che ho avuto il piacere e soprattutto il grande onore di pubblicare con Massimo Rosa,  un professionista che si occupa da un trentennio di ricerca e selezione di personale ed ha raggiunto una popolarità stellare. 

Sky lo scelse per recitare la parte di “se stesso”nel programma The Apprentice al fianco di Flavio Briatore, ma nel mondo delle risorse umane Massimo Rosa ha lasciato traccia ideando la prima catena di Job Shop italiani, che si trasformarono negli anni nelle attuali Agenzie per il Lavoro.

Presidente e figura di primo piano in network internazionali di Executive Search, viene spesso citato ed intervistato dalle principali testate internazionali.

Il libro affronta con sguardo lucido e anticonvenzionale il mercato del lavoro con un doppio ambizioso obiettivo in mente: vincere la disoccupazione e risvegliare l’eccellenza italiana.

Per arrivarci, niente vagheggiamenti di redditi di cittadinanza né proteste contro la mancanza di soluzioni “istituzionali” né, tanto meno, teoriche analisi macroeconomiche. Nel libro invece c’è posto solo per una via pratica, concreta ed efficace alla portata di chiunque sia determinato a trovare soluzioni vere, non favole demagogiche.

Con “Missione Lavoro” abbiamo voluto dare ai nostri lettori un modo per ripensare la propria professione e la propria condizione di lavoratori, così da poter finalmente affrontare il nuovo mercato occupazionale 4.0 a testa alta.

Negli ultimi anni, il mondo del lavoro è cambiato drasticamente esponendo tutti noi ad una rivoluzione – solo appena iniziata – che propone sfide per le quali molti sono ancora totalmente impreparati.

Ma una via d’uscita c’è.

In tutto questo processo di cambiamento, l’unica cosa che è rimasta invariabile e continua tutt’ora a dimostrarsi efficace è l’esistenza di figure chiave in grado di proporre, innovare, cambiare il vecchio modo di fare le cose.

Lavoratori per i quali il problema della crisi non esiste né mai esisterà.

Sviluppare le stesse doti di questa particolare “specie” di professionisti è la chiave di volta per uscire dallo spettro della disoccupazione, oltre che la via maestra per risvegliare i propri talenti addormentati da un’educazione fatta per appiattire anziché valorizzare il contributo del singolo.

Scopo del libro, dunque, è illustrare in modo chiaro e ripetibile il set di doti indispensabili a chiunque desideri far parte di questa preziosa quanto richiesta specie di professionisti del lavoro.

Il volume è accompagnato da un corso online di approfondimento che ne è parte integrante e contiene una serie di strumenti e, soprattutto, una strategia chiara con cui chiunque può, con il giusto impegno e determinazione, rifondare la propria carriera lavorativa in modo più stabile, remunerativo e soddisfacente.

GLI AUTORI

Massimo Rosa, Head Hunter piemontese diventato noto su larga scala grazie alla presenza su Sky a fianco di Flavio Briatore nella prima edizione di The Apprentice, in cui interpretava “se stesso” nelle selezioni dei candidati finalisti, dal 1990 si occupa di Risorse Umane migliorando le prospettive di carriera di manager e personale qualificato di alto livello, favorendo l’incremento delle loro retribuzioni ed accrescendo la performance delle aziende che li ospitano.  Nel 1991 ha creato il primo modello di “Job Shop” italiano trasformatosi negli anni nelle moderne Agenzie per il Lavoro ed è creatore della più grande rete italiana di Ricerca e Selezione di Persone Qualificato in licensing. Da anni ormai molto noto anche nel web grazie al blog e ai social in cui scrive per diletto raccontando quello che capita nella sua giornata di head hunter, cercando di offrire ai lettori (follower che ad oggi hanno superato i 100.000 fra pulse, newsletter e social) spunti di riflessione e angolature di vista non consuete.

Erica Zuanon, “ingegnere-ma-volevo-fare-altro” con una carriera da ex pianista professionista, riconvertita al web marketing e fissata con l’idea di risollevare le sorti di quanti più lavoratori possibili, dopo diversi anni di lavoro con i Sistemi di Gestione in trincea nel settore dell’automotive  ha pensato di sperimentarne i principi sulle difficoltà lavorative del dopo crisi, con effetti inaspettatamente positivi, oltre che perfettamente replicabili. Sicura di essere incappata in un sistema di informazioni indispensabile agli ancora troppi lavoratori convinti che il lavoro oggi è una missione quasi impossibile fra precarietà, globalizzazione, competizione e funesti presagi di invasione robotica, ha cercato riscontro e conferme nell’esperienza pluriennale di Massimo Rosa. Consulente aziendale, scrittrice, formatrice e blogger.

“Missione Lavoro” – 198 pagine + corso digitale online. Agosto 2018. Acquistabile solo su www.libromissionelavoro.it

Autori: Erica Zuanon, Massimo Rosa

Missione Lavoro - Massimo Rosa, Erica Zuanon
La vita è troppo breve per fare il lavoro sbagliato

La vita è troppo breve per fare il lavoro sbagliato

Intervista a cura di Giulia Landini

1 – Erica ci fai una panoramica sul mondo del lavoro in Italia?

Il mercato del lavoro è cambiato tantissimo in tutto il mondo e da ben prima dell’arrivo della crisi. Ci sono moltissimi testi, autori e pensatori che – in America soprattutto – hanno scritto e dato spunti fondamentali per capire il nuovo mondo che era alle porte. Solo che noi in Italia, purtroppo come spesso accade, siamo arrivati con un ritardo a dir poco micidiale.

Quando ha cominciato ad arrivare anche in Italia l’effetto della crisi del 2009, erano già in corso da diversi decenni alcuni fenomeni di cambiamento importanti di cui noi eravamo completamente all’oscuro.

Parlo di quello che oggi viene chiamato il fenomeno dell’Industria 4.0, dell’Internet of Things, dei Business Media e di tutto quello che ha a che fare con gli strumenti tecnologici e informativi che fanno la differenza fra chi riesce a cavalcare il burrascoso mercato di oggi e chi invece resta crudelmente tagliato fuori.

Non sono un’economista né un sociologo perciò non mi sento la persona più adatta per fare una panoramica generale sul mondo del lavoro in Italia. Tantissimo si potrebbe scrivere in materia da punti di vista micro e macro economici, oltre che in termini di politica del lavoro.

Io, da ingegnere addetto ai lavori solo perché la vita professionale mi ha portata a farlo cercando di trovare un modo di ritornare in sella dopo il colpo basso della crisi, mi sento solo di osservare una grandissima impreparazione generale di fronte al nuovo mercato.

Se una volta era sufficiente prendere un titolo di studio e uscire sul mercato con quello, condire il tutto con un po’ di passaparola e qualche curriculum spedito ad amici e conoscenti, oggi tutto questo è completamente inutile.

Ne deriva una situazione che per molti è diventata incomprensibile, oltre che causa di grandissime preoccupazioni per il futuro proprio e dei propri figli.

Siamo la prima generazione da svariati decenni ad essere più poveri dei nostri genitori. E, a guardare il futuro con tutte le sue nuvole di internetizzazione, automazione, intelligenza artificiale, paesi emergenti con manodopera a costo praticamente nullo, immigrazione e politiche inadeguate, non c’è da aspettarsi molto di positivo.

Le aziende chiudono, delocalizzano, i piccoli paesi e le realtà che una volta facevano il tessuto forte dell’Italia con tutte le sue microimprese stanno piegando la testa in modo sempre più drammatico.

Nonostante questo quadro davvero terrificante, esiste però una buona notizia. L’ho trovata ragionando da ingegnere e sperimentandola, perciò ha una sua validità molto concreta e per niente teorica.

Il modo di cercare lavoro e di affrontare il mercato del lavoro è sempre stato inadeguato: laureati, scrivi curriculum, manda curriculum, aspetta che ti rispondano, lavora fino alla pensione è sempre stato un modello inadeguato. Solo che non ce ne accorgevamo perché tutto filava liscio. E, tutto sommato, era un modo comodo di procedere e di vivere. Senza scossoni, prevedibile e non troppo complicato.

Ma la realtà dei fatti – che all’estero è conosciuta da molto prima che noi – è che per affrontare il mercato globale e ipertecnologico servono competenze e abilità specifiche relative alla ricerca lavoro.

Proviamo solo a pensare al fatto che, per guidare un auto bisogna superare un esame di guida, in cui si studiano informazioni teoriche e pratiche. Nessuno si sogna, per il solo fatto di essere diventato 18enne, di salire su un auto e autoproclamarsi capace di guidare.

Eppure invece, per il lavoro si dà per scontato che sia così: per il solo fatto che arriva il momento in cui termini la scuola e dunque dovrai fare qualcosa della tua vita, si assume che tu sappia come fare a trovarti un lavoro.

La conseguenza di tutto questo è un grande messaggio di speranza, nonostante tutto: se ci si dà il tempo di acquisire le abilità specifiche relative al come si cerca, si trova (e anche si mantiene!) un lavoro oggi, allora tutto migliora notevolmente, in termini di prospettive, di guadagni e di soddisfazione personale.

2 – La precarietà degli ultimi anni ha portato a una riqualificazione delle proprie abilità ed esperienze, cosa ne pensi?

Personalmente penso che siamo ancora molto lontani, mediamente, ad una vera e positiva riqualificazione delle proprie abilità ed esperienze. Siamo a mio avviso ancora più nella fase del “Cavoli, il mondo del lavoro è sempre più impazzito, fare il mio lavoro non è più possibile (o non mi piace più), cos’altro potrei mettermi a fare?”

Allo stesso tempo, complice la diffusione di tantissimi strumenti, stili di vita, alternative energetiche, di crescita personale, di indagine spirituale, di terapie corporee e chi più ne ha più ne metta, molte persone confondono la propria propensione personale verso queste – meravigliose – possibilità, con una via per uscire dai guai professionali ed economici.

La realtà dei fatti mostra purtroppo che di queste “riqualificazioni”, a buon fine ce ne sono molto poche. Poche sono le persone che, pur facendosi forza di uno o più corsi specifici nel nuovo settore o disciplina, riescono realmente a farne una professione capace di farli guadagnare e sostituire il precedente lavoro.

Questo succede, di nuovo, per mancanza di una strategia chiara e definita e per l’assenza di conoscenza specifica in merito alle reali dinamiche del mercato.Di nuovo perciò, nonostante la situazione difficile (basta vedere il numero di partite iva chiuse dopo uno, massimo due anni dall’apertura), è sufficiente prendere consapevolezza che il problema sta nella strategia e dotarsi di strumenti adeguati.

3 – Nuove professioni si affacciano sul mondo del lavoro: ce le racconti? Quali le più diffuse e quali le più strane?

Oggi viviamo in un mercato del lavoro che si definisce ormai “liquido”. Ovvero un mercato che non ha più forma, che si muove osmoticamente come l’acqua, infilandosi ovunque. Entrare nel dettaglio di questo argomento richiederebbe svariate ore di approfondimento. Diciamo che, sapendo come fare, esiste il modo di far nascere il proprio futuro posto di lavoro partendo dall’analisi delle proprie caratteristiche e competenze, incrociandole con le reali esigenze del mercato.

Sono molto scettica verso coloro che si lanciano in proclami del tipo “La professione X è la nuova professione del futuro! Mentre la professione Y non porterà più da nessuna parte”.

Fatte salve alcune circostanze contingenti che rendono impossibile fare una data professione nello stesso modo in cui si è sempre fatta (si pensi ad esempio ai fotografi dopo l’avvento delle telecamere digitali), per tutto il resto esiste solo la capacità – o incapacità – di individuare esigenze di mercato, analizzare le proprie competenze e proporle in modo tale da suscitare interesse nelle aziende.

La complessità tecnica, gestionale, informativa che le aziende e ognuno di noi individualmente deve affrontare quotidianamente richiede un numero sempre maggiore di specialisti esperti e capaci. Persone duttili e dalla mente aperta, con la capacità di cercare problemi da risolvere.

Come dire che, per chi sa cercare non c’è limite a quello che si può trovare.

Quanto al fatto di professioni strane, personalmente consiglio di occuparsene solo quando si è convinti che peggio del proprio lavoro non ce ne siano… un breve giro su Google e, dopo aver scoperto il raccoglitore di escrementi di elefanti – giusto per dirne uno – il proprio noioso lavoro di ufficio o in fabbrica diventa improvvisamente più accettabile!

4- Cosa consiglieresti a un giovane?

Oh, ai giovani avrei tantissimi consigli da dare, perché purtroppo il sistema scolastico attuale non è assolutamente preparato né impostato per dare indicazioni utili – a livello professionale – ai nostri giovani.

Ho un giovane sedicenne in casa che, applicando quello che mi sente quotidianamente ripetere in merito, ha già ricevuto diverse offerte di lavoro e sta creandosi un futuro pieno di possibilità.

Da ex-genitore preoccupatissimo per il futuro professionale dei miei figli, essere arrivata al punto di aver trovato e aver potuto dare un set di informazioni e dati che lo mettono al sicuro da ogni futuro rischio di disoccupazione, mi fa sentire di aver investito molto bene tutti i miei sforzi e il mio impegno.

5 – Raccontaci del tuo metodo e del tuo libro nato da questo metodo.

Il mio metodo è figlio della crisi e di tutto quello che mi è capitato professionalmente dal momento in cui mi sono laureata in poi.

Inizialmente molto insoddisfatta e frustrata per il mio titolo di ingegnere preso solo perché “così sei sicura di trovare sempre lavoro” ho trascorso alcuni anni in giro per il mondo facendo la pianista e l’insegnante squattrinata, fino al punto di rinunciarci e cominciare una brillante – quanto insoddisfacente – carriera in azienda come ingegnere. Poi è arrivata la crisi e quel titolo che mi doveva assicurare di non perdere mai il lavoro risultò non essere sufficiente: ero rimasta senza lavoro esattamente come tutti gli altri.

Il segno di quella perdita è rimasto indelebile per anni: non solo non avevo fatto quello che volevo nella mia vita professionale, sacrificando le mie passioni per un guadagno, ma quel guadagno da un certo punto in poi non era più assicurato come mi era stato promesso.

Nonostante fossi ritornata in sella al mercato del lavoro, il terrore di ritrovarmi di nuovo in quella condizione mi aveva trasformato in una macchina-cerca-alternative. Ero ossessionata: di giorno lavoravo, di notte cercavo di capire come fare per assicurarmi un flusso costante e redditizio di lavoro a prescindere dalle condizioni del mercato.

E’ stato così che ho fatto conoscenza del marketing, del web, dell’info business e di tutta un’altra lunga serie di competenze e abilità di cui la maggior parte delle persone è purtroppo totalmente all’oscuro.

Mi è costato anni di studio e fatica (per non parlare del costo economico per studiare tutto quello di cui nessuno mi aveva mai parlato, nemmeno nella mia “famosa” facoltà di ingegneria elettronica). Strada facendo condividevo la sintesi di quello che avevo sperimentato su di me, ovviamente solo la parte che aveva funzionato!, e cominciai ad avere un certo numero di persone che mi chiedevano informazioni, aiuto e di condividere con loro la mia “spremuta” essenziale. Il problema era come trasmetterlo in modo organico, facile, efficace, concreto e rapido.

A quel punto vennero in aiuto i miei anni da consulente in azienda nei sistemi di gestione. Nel settore dell’Automotive dove avevo lavorato per tanti anni, era famoso il “sistema Toyota” messo a punto da un tale Prof. Deming, americano trapiantato in Giappone per una lunga storia.

Pensai che se quel sistema di strutturazione delle informazioni aveva permesso alla Toyota di mettere k.o. la Ford del dopo guerra e la sua incontrastata supremazia nel settore della costruzione di automobili, valeva la pena provare ad adattarlo ai miei scopi.

L’innesto è riuscito felicemente ed è nato il Sistema C.R.E.E.A. di cui parlo e spiego nel dettaglio nel mio libro “LAVORO! Un lavoro che vale per una vita che vale”.

Del libro, dei corsi che tengo e di tanti contenuti gratuiti che ho creato per aiutare a divulgare queste informzioni per poter riportare la speranza a quante più persone possibile, è possibile sapere di più sul mio sito www.lavoroecarriera.it

In conclusione, l’ho detto più volte ma desidero ripeterlo perché è il concetto per me più importante:

la speranza non è una strategia efficace. Le cose non andranno meglio perché lo si spera. Ma nel momento in cui si comprende che anche tutto ciò che gravita attorno al mondo del lavoro (come si trova, come si cerca, come si cambia, come si tiene, come si migliora, ecc.) è qualcosa che si può apprendere e studiare, allora è più che giusto sentirsi speranzosi e fiduciosi: è solo questione di tempo, ma i risultati arriveranno.

Quando tutti dicono che è impossibile…

Quando tutti dicono che è impossibile…

Stamattina, complice un post del solito “hater all’itagliana” di quelli che hanno per sport quotidiano la lamentela stile “ma io non ho speranze, lo stato dovrebbe salvarmi, tutto quello che dici sono caxxate”, mi è venuta in mente una delle mie storie (VERE) preferita. 

Nella lontana Cina del 140 a.C. c’era un problemaccio. 

Uno di quelli veramente grossi, non una cosa qualsiasi: ogni volta che pioveva, andavano tutti sott’acqua, letteralmente. 

Durante il regno dell’Imperatore Yao infatti, la Cina fu colpita da anni di piogge eccessive che provocarono morti e danni ingenti all’agricoltura (ci si riferisce a questo periodo come al Diluvio Universale cinese).

Era necessario dunque provvedere alla bonifica delle zone allagate ed allestire un sistema di dighe e bacini per il controllo del fluire delle acque. L’allora Imperatore Yao, nel tentativo di regolare le piene, incaricò un tale, Gun di risolvere il problema. 

Gun pensò: devo controllare il fiume Giallo! Se alzo gli argini, il fiume Giallo non potrà uscire!

Ma, come la vita molto bene insegna in generale, se una cosa può peggiorare, lo farà. 

E in effetti, nonostante più di nove anni impiegati per rinforzare gli argini e predisporre dighe e bacini di raccolta per le acque in eccesso, il fiume Giallo riusciva ad essere sempre più forte ed esondava, con ulteriore morte e distruzione.

Le dighe cedettero e molte persone morirono e così il vecchio Gun fu rimosso dal suo incarico e condannato all’esilio dal successivo governante Shun.

Nel frattempo, il figlio Yu, divenuto adulto, continuò a studiare il flusso delle acque ed il sistema dei fiumi e canali per trovare una soluzione dove il padre aveva fallito. Scelto come successore di suo padre, Yu ottenne la collaborazione di Houji (esperto in problemi agricoli) cominciò a dragare nuovi canali fluviali come vie di deflusso, impiegando per questo lavoro tredici massacranti anni e quasi 20.000 operai.

L’idea che era germogliata nella testa di Yu (giustamente passato alla storia come Yu il grande) è che controllare l’altezza del fiume Giallo era sostanzialmente inutile ed inefficace. Forse era il caso di controllare quello che LUI poteva davvero controllare. Ovvero, il deflusso dell’acqua. 

E così, non solo provvide al deflusso delle acque in eccesso ma fece scavare canali di irrigazione per convogliare l’acqua necessaria nei campi, aggiungendo addirittura delle predisposizioni per delle macine per il grano, che avrebbero funzionato con il defluire dell’acqua.

Yu si applicò all’impresa con tutte le sue energie, fino a dare il buon esempio agli operai lavorando al loro fianco nel drenaggio dei fiumi e mangiando e dormendo con loro. Il risultato fu non solo il controllo delle piene ma anche una migliore disponibilità di acqua per l’agricoltura che assicurò un periodo di prosperità a tutta la Cina.

Il sistema costruito da Yu è ricordato nella storia della Cina come il Controllo delle acque del grande Yu.

Morale della faccenda (secondo me)

Dalla notte dei tempi ad oggi ci sono solo due mezzi sicuri per liberarsi da qualunque problema: 

  1. Partire dal presupposto che, anche se non la vedi, una soluzione esiste. Impossibile è semplicemente una parola che non contempli nel tuo vocabolario (grazie papà per questa grandiosa lezione di vita). 
  2. Inutile intestardirsi a voler cambiare il mondo “là fuori”. Semplicemente non è controllabile. Prima o poi ci sarà sempre uno più furbo di te, più raccomandato di te, più bravo di te, più bello di te che ti soffierà il posto. Prima o poi ci sarà un intoppo, un incidente, uno sgambetto che ti taglierà la strada. 
    Non puoi intercettare queste cose prima che succedano e “cancellarle” con un colpo di bacchetta magica. MA puoi salvarti la pelle se hai un Sistema che ti permette di GESTIRE quello che ti arriva. 

Ora, ad essere molto sincera come sempre, non ho la minima idea di come fare a gestire le cose veramente brutte che possono succedere nella vita. Tipo quando ti muore una persona cara, un bambino si ammala gravemente o vedi succedere un’ingiustizia umana nel sociale, dai bambini che muoiono di fame agli immigrati che si annegano nei barconi. 

Su questo sono completamente spaesata, tuttora. 

Ma c’è un settore in cui ho trovato il modo di non essere MAI più spaesata e di avere lo stesso grado di tranquillità che il sistema di Controllo delle Acque di Yu il grande ha dato ai cinesi. 

E’ il settore del lavoro. Qui sì che puoi – e dovresti – avere tu la situazione in mano e fare la stessa cosa di Yu: impostare una capillare rete per far defluire qualunque evento imprevisto e trasformarlo in una risorsa preziosa, esattamente come le macine per il grano che permisero alla Cina di Yu di rinascere ancora più grande e forte, NONOSTANTE il dispettoso fiume Giallo. 

Come si fa? 

Ho scritto un libro, anzi due per raccontare quello che ho scoperto. Tutto comincia da qui: 

La responsabilità di essere Felici

La responsabilità di essere Felici

Ogni giorno la vita ci chiama, in più modi diversi, a dire la nostra, a prendere posizione, a fare scelte.

Sono milioni i bivi di fronte a cui ci troviamo ogni giorno ed è di fronte ad ognuno di questi che, sulla base di ciò a cui decidiamo di dare la vittoria, costruiamo il nostro futuro.

Personalmente penso che non esista nessuna risposta giusta o sbagliata in assoluto.

Un pò come spiegava quella deliziosa storiella zen su “Fortuna, sfortuna? Chi può dirlo?”. 

Molti anni fa, in un povero villaggio cinese, viveva un agricoltore con suo figlio. Suo unico bene materiale, a parte la terra e la piccola casa di paglia, era un cavallo che aveva ereditato da suo padre.
Un giorno, il cavallo scappò lasciando l’uomo senza animali che potessero lavorare la terra. I suoi vicini – che lo rispettavano molto per la sua onestà e diligenza – accorsero a casa sua per dirgli che erano dispiaciuti per quanto era successo. Lui li ringraziò per la visita, ma domandò: “Come fate a sapere se ciò che mi è successo è una disgrazia per me?”

Qualcuno commentò a bassa voce con l’amico: “Non vuole accettare la realtà, lasciamo che pensi quel che vuole, così non si affliggerà per l’avvenuto.”
Ed i vicini andarono via, fingendo d’essere d’accordo con ciò che avevano sentito.

Una settimana dopo, il cavallo ritornò alla stalla, ma non era solo: era accompagnato da una bella giumenta. Al sapere questo, gli abitanti del villaggio – contenti, perché solo ora avevano capito la risposta che l’uomo aveva dato loro – tornarono a casa dell’agricoltore, congratulandosi per la buona sorte.
“Prima avevi solo un cavallo, ed ora ne hai due. Auguri!”, dissero.
“Grazie mille per la visita e per la vostra solidarietà”, rispose l’agricoltore.

“Ma come fate a sapere che l’accaduto è una benedizione per me?”
Sconcertati, e pensando che l’uomo stesse impazzendo, i vicini se ne andarono, commentando per strada “possibile che quest’uomo non capisca che Dio gli ha inviato un dono?”

Passato un mese, il figlio dell’agricoltore, decise di addomesticare la giumenta. Ma l’animale saltò in modo imprevisto, ed il ragazzo, cadendo in malo modo, si ruppe una gamba.

I vicini tornarono a casa dell’agricoltore, portando doni per il giovane ferito. Il sindaco del villaggio, solennemente, presentò le condoglianze al padre, dicendo che tutti erano molto dispiaciuti per l’accaduto.

L’uomo ringraziò per la visita e l’affetto di tutti. Ma domandò: “Come potete sapere se l’accaduto è una disgrazia per me?”

Questa frase lasciò tutti stupefatti, perché nessuno potrebbe avere il minimo dubbio di come un incidente ad un figlio possa essere una tragedia. Uscirono della casa dell’agricoltore, commentando fra sé: “È davvero impazzito; il suo unico figlio può rimanere zoppo per sempre ed ha ancora dubbi che l’accaduto possa davvero essere una disgrazia.”

Trascorsero alcuni mesi ed il Giappone dichiarò guerra alla Cina. Gli emissari dell’imperatore attraversarono tutto il paese alla ricerca di giovani in buona salute da inviare al fronte in battaglia. Arrivarono al villaggio e reclutarono tutti i giovani, eccetto il figlio dell’agricoltore che aveva la gamba rotta.

Nessuno dei ragazzi ritornò vivo. Il figlio guarì, i due animali fecero puledri che furono venduti dando una buona resa in denaro.

Perciò potremmo stare a discutere per anni sul fatto di “qual è la posizione giusta”. Il punto che voglio sottolineare invece, è un altro: di fronte alle scelte che la vita ti propone, voti o ti astieni?

Non è uno scherzo. Purtroppo la maggior parte delle persone è abituata ad “astenersi”, a “lasciar andare”, abdicando al proprio potere, limitandosi a farsi trascinare dalla corrente.

Ma la felicità, in questo modo, è impossibile da trovare!
Per essere felici è indispensabile essere saldamente a cavallo della propria vita. E’ indispensabile sapere cosa vuoi fare, dove vuoi andare e quanto sei disposto a metterti in gioco per arrivarci.
Ogni mezza misura è fallimentare.

Impossibile essere felici senza “sporcarsi le mani” con la vita.
Impossibile realizzarsi finchè si continua a nascondersi dietro una cortina di fumo travestita da sogno…”Eh, sì… io vorrei…. io farei… ma sai, il mondo, la crisi…”

E’ solo quando cominci a prendere fortemente in mano le redini della tua vita e scegli di rispondere in prima persona a tutto ciò che ti capita – magari anche sì, al referendum di turno – che allora puoi cominciare a pensare di vedere realizzati i tuoi sogni.

So che può essere difficile sentir tanto parlare di sogni ad un ingegnere. 

E per lungo tempo me ne sono profondamente vergognata io stessa. 

Fino a quando, invece, non ho capito che proprio nei sogni realizzati, nella propria autorealizzazione, c’è la chiave per il successo nel nuovo mondo di oggi, soprattutto in quello professionale e lavorativo. 

Non mi credi? 

Lo so, sembra quasi impossibile. 

Anche per questo mi sono auto-lanciata una sfida apparentemente impossibile…

Missione Lavoro - Massimo Rosa, Erica Zuanon