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RoboTEEN. Un motore per parlare di adolescenti e di futuro

RoboTEEN. Un motore per parlare di adolescenti e di futuro

RoboTEEN. Un motore per parlare di adolescenti e di futuro

Ci stiamo prendendo gusto! Guardate un pò cosa sono riuscita a spremere fuori da un riottoso adolescente grazie ad un semplice motorino elettrico 😎 Abbiamo parlato di Futuro, di mettersi in moto, di comunicazione genitori-figli (questa semisconosciuta 😅)

👉Se sei un genitore e vuoi raccontare la tua, scrivi!
👉Se sei un genitore e hai qualche domanda da fare ad un adolescente… chiedi! (cercherò un nuovo componente elettrico per farlo parlare 😎)
👉 Se hai voglia di approfondire il progetto Roboteen, fai un giro qui: www.roboteen.it

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(comprende i primi capitoli di Missione Lavoro e Un Lavoro che Vale)

Avventura RoboTEEN. Come tutto è cominciato…

Avventura RoboTEEN. Come tutto è cominciato…

Avventura RoboTEEN. Come tutto è cominciato…

La vita sa essere meravigliosamente ironica a volte… Poteva un ex-frustrato Ingegnere-ma-volevo-fare-altro ricevere in custodia dall’universo niente meno che un giovane appassionato di… ROBOTICA?

A quanto pare… no 😅 
Ecco com’è cominciata questa nuova avventura.

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La responsabilità di essere Felici

La responsabilità di essere Felici

Ogni giorno la vita ci chiama, in più modi diversi, a dire la nostra, a prendere posizione, a fare scelte.

Sono milioni i bivi di fronte a cui ci troviamo ogni giorno ed è di fronte ad ognuno di questi che, sulla base di ciò a cui decidiamo di dare la vittoria, costruiamo il nostro futuro.

Personalmente penso che non esista nessuna risposta giusta o sbagliata in assoluto.

Un pò come spiegava quella deliziosa storiella zen su “Fortuna, sfortuna? Chi può dirlo?”. 

Molti anni fa, in un povero villaggio cinese, viveva un agricoltore con suo figlio. Suo unico bene materiale, a parte la terra e la piccola casa di paglia, era un cavallo che aveva ereditato da suo padre.
Un giorno, il cavallo scappò lasciando l’uomo senza animali che potessero lavorare la terra. I suoi vicini – che lo rispettavano molto per la sua onestà e diligenza – accorsero a casa sua per dirgli che erano dispiaciuti per quanto era successo. Lui li ringraziò per la visita, ma domandò: “Come fate a sapere se ciò che mi è successo è una disgrazia per me?”

Qualcuno commentò a bassa voce con l’amico: “Non vuole accettare la realtà, lasciamo che pensi quel che vuole, così non si affliggerà per l’avvenuto.”
Ed i vicini andarono via, fingendo d’essere d’accordo con ciò che avevano sentito.

Una settimana dopo, il cavallo ritornò alla stalla, ma non era solo: era accompagnato da una bella giumenta. Al sapere questo, gli abitanti del villaggio – contenti, perché solo ora avevano capito la risposta che l’uomo aveva dato loro – tornarono a casa dell’agricoltore, congratulandosi per la buona sorte.
“Prima avevi solo un cavallo, ed ora ne hai due. Auguri!”, dissero.
“Grazie mille per la visita e per la vostra solidarietà”, rispose l’agricoltore.

“Ma come fate a sapere che l’accaduto è una benedizione per me?”
Sconcertati, e pensando che l’uomo stesse impazzendo, i vicini se ne andarono, commentando per strada “possibile che quest’uomo non capisca che Dio gli ha inviato un dono?”

Passato un mese, il figlio dell’agricoltore, decise di addomesticare la giumenta. Ma l’animale saltò in modo imprevisto, ed il ragazzo, cadendo in malo modo, si ruppe una gamba.

I vicini tornarono a casa dell’agricoltore, portando doni per il giovane ferito. Il sindaco del villaggio, solennemente, presentò le condoglianze al padre, dicendo che tutti erano molto dispiaciuti per l’accaduto.

L’uomo ringraziò per la visita e l’affetto di tutti. Ma domandò: “Come potete sapere se l’accaduto è una disgrazia per me?”

Questa frase lasciò tutti stupefatti, perché nessuno potrebbe avere il minimo dubbio di come un incidente ad un figlio possa essere una tragedia. Uscirono della casa dell’agricoltore, commentando fra sé: “È davvero impazzito; il suo unico figlio può rimanere zoppo per sempre ed ha ancora dubbi che l’accaduto possa davvero essere una disgrazia.”

Trascorsero alcuni mesi ed il Giappone dichiarò guerra alla Cina. Gli emissari dell’imperatore attraversarono tutto il paese alla ricerca di giovani in buona salute da inviare al fronte in battaglia. Arrivarono al villaggio e reclutarono tutti i giovani, eccetto il figlio dell’agricoltore che aveva la gamba rotta.

Nessuno dei ragazzi ritornò vivo. Il figlio guarì, i due animali fecero puledri che furono venduti dando una buona resa in denaro.

Perciò potremmo stare a discutere per anni sul fatto di “qual è la posizione giusta”. Il punto che voglio sottolineare invece, è un altro: di fronte alle scelte che la vita ti propone, voti o ti astieni?

Non è uno scherzo. Purtroppo la maggior parte delle persone è abituata ad “astenersi”, a “lasciar andare”, abdicando al proprio potere, limitandosi a farsi trascinare dalla corrente.

Ma la felicità, in questo modo, è impossibile da trovare!
Per essere felici è indispensabile essere saldamente a cavallo della propria vita. E’ indispensabile sapere cosa vuoi fare, dove vuoi andare e quanto sei disposto a metterti in gioco per arrivarci.
Ogni mezza misura è fallimentare.

Impossibile essere felici senza “sporcarsi le mani” con la vita.
Impossibile realizzarsi finchè si continua a nascondersi dietro una cortina di fumo travestita da sogno…”Eh, sì… io vorrei…. io farei… ma sai, il mondo, la crisi…”

E’ solo quando cominci a prendere fortemente in mano le redini della tua vita e scegli di rispondere in prima persona a tutto ciò che ti capita – magari anche sì, al referendum di turno – che allora puoi cominciare a pensare di vedere realizzati i tuoi sogni.

So che può essere difficile sentir tanto parlare di sogni ad un ingegnere. 

E per lungo tempo me ne sono profondamente vergognata io stessa. 

Fino a quando, invece, non ho capito che proprio nei sogni realizzati, nella propria autorealizzazione, c’è la chiave per il successo nel nuovo mondo di oggi, soprattutto in quello professionale e lavorativo. 

Non mi credi? 

Lo so, sembra quasi impossibile. 

Anche per questo mi sono auto-lanciata una sfida apparentemente impossibile…

Missione Lavoro - Massimo Rosa, Erica Zuanon
Imparare ad essere felici. Missione (im)Possibile?

Imparare ad essere felici. Missione (im)Possibile?

L’importanza di imparare ad essere felici

Essere felici non è solo una ragionevole aspirazione dell’essere umano. Essere felici, consistentemente e per lungo tempo nella giornata dovrebbe essere in realtà la condizione normale in cui vivere.

Eppure, basta guardarci attorno una manciata di secondi per vedere come non ci sia niente di più lontano di questo: la felicità, quando va bene, è questione di momenti, di attimi veloci, di istanti che arrivano solo raramente, almeno rispetto l’ordinaria fatica che facciamo nelle nostre vite!

Crescendo vediamo che “così fan tutti” e finiamo per credere che non ci sia altra via se non questa.

“E’ normale così…, non puoi pensare di rimanere felice come un bambino anche quando cresci. Hai più impegni, più obblighi, più responsabilità, è normale che tu non possa vivere con la stessa leggerezza di un bambino piccolo”.

In realtà, E’ COMUNE essere infelici, ma non è affatto NORMALE.
Normale significa “nella norma”, qualcosa cioè che rientra nel come le cose sono. Ma se guardiamo davvero al come le cose sono, la normalità per l’essere umano è una condizione costante di energia, gioia, entusiasmo, coinvolgimento e passione!

Non ci credi? Guarda allora un bambino prima che venga piegato del tutto dalla scolarizzazione, prima che gli venga insegnato di tutto fuorchè dell’importanza di imparare ad essere felici…

Nessun bambino, lasciato libero di giocare, di esprimersi, di manifestarsi, che sia avvolto da cure amorevoli ma non pressanti, passa l’80, forse il 90% del suo tempo in una condizione che sia meno che PURA FELICITA’. Una felicità, cioè, senza condizioni, senza limiti, senza preoccupazioni. Una felicità fatta di istanti di gioia, coinvolgimento, entusiasmo e passione, infilati uno dietro l’altro. 

Ho la fortuna di vivere con una piccola bimba da quasi quattro anni ormai e da quasi quattro anni osservo lo scorrere delle sue giornate che sono fatte esattamente di tutto questo: passa da un gioco ad un altro, da una curiosità alla successiva, da un entusiasmo ad un’idea, senza mai smettere di saltellare e correre tutto il tempo, da quando si alza a quando va a letto (naturalmente di controvoglia perché, se fosse per lei, la giornata potrebbe tranquillamente andare avanti senza inutili soste passate a dormire!).

Ecco la VERA condizione NORMALE dell’essere umano.

Trasmettere l’importanza di essere felici

L’argomento educazione è vastissimo, soprattutto se preso nel modo poco convenzionale con cui l’ho preso io (scelta che non solo non rimpiango ma anzi benedico ogni giorno!), ma di fatto la realtà sotto gli occhi di ogni genitore è semplice: più un bambino è libero di esprimersi, meno è costretto in spazi angusti e obbligati (come, ahimè, di fatto è quasi ogni aula di scuola dalla prima elementare in avanti…) e più è continuativamente felice.

Poi arriva un momento in cui siamo portati, per consuetudine, comodità e mancanza di alternative, a prendere queste esplosioni di energia e vitalità, metterli davanti ad un banco e arrivare a vedere come la manna dal cielo l’idea di chi, capendo l’assurdità di tenere un 6-enne “fermo e zitto” in classe per ore, inventa i banchi-bicicletta…
Se trasformare un banco di scuola in una bicicletta per bambini “iperattivi” risulta, numeri alla mano, una soluzione così efficace, non ci resta che constatare ancora una volta che la condizione di vita in cui pressochè ognuno di noi trascorre una buona parte della propria vita – i banchi di scuola – è quanto di più inumano e diseducativo possibile. 

Imparare ad essere felici. Cosa serve davvero?

Non ho nulla contro la scuola, intendiamoci. La scuola fa quello che può e per cui è stata creata.

Quello che discuto è il fatto che tutto questo modo di procedere, essendo COMUNE, finisca per essere percepito come NORMALE, quando così non è!

Normale è vivere l’80, il 90% del proprio tempo in una condizione di gioia, felicità o quantomeno tranquilla serenità. 

Comune è finire per credere che la felicità è fatta di attimi sfuggenti da rincorrere non si sa bene come.

Aspettando un mondo in cui ogni bambino potrà crescere libero, visto e ascoltato per quello che è davvero, senza finire nel tritacarne del sistema attuale, resta secondo me una sola cosa fondamentale di cui occuparsi: dare a chi bambino non è più, la possibilità di capire che:

  1. La Felicità non è fatta di colpi di fortuna, nè di istanti, nè arriva perchè conquisti qualche particolare successo
  2. La Felicità è una condizione che si crea con una serie di pensieri e azioni concreti, misurabili e alla portata di tutti
  3. Il tempo durante il quale si riesce ad essere Felici non è in mano al caso ma alla nostra concreta applicazione del metodo giusto

Si può davvero imparare ad essere felici?

Per esperienza personale e dopo avero letto la gran parte di quello che esiste in giro in merito all’argomento, direi che la mia risposta è senz’altro: sì, si può “imparare” ad essere felici. E’ un muscolo che si può allenare. 

C’è solo un problema. In tanti anni di studi e ricerche, non ho mai trovato niente che spiegasse, realmente, in concreto e con una sequenza precisa di passi – facili ma realmente funzionali – come fare.

La maggior parte di quello che esiste in questo campo è un insieme di istruzioni piuttosto olistiche – troppo spesso al limite del new age di bassa qualità – che risultano del tutto inefficaci nella vita di ognuno.

Però ho scoperto, sempre sulla mia pelle, che esiste uno dei tantissimi ambiti di cui è composta la vita – ovvero il LAVORO – che si presta molto bene ad essere modificato grazie ad una serie di istruzioni, strategie e strumenti fino al punto da diventare il lavoro praticamente “ideale”. 

Cosa c’entra questo con la felicità? 

Beh, se consideri che passiamo più di un terzo della nostra vita a lavorare (senza contare tutto il tempo in cui viaggiamo per lavoro, pensiamo al lavoro, ci stressiamo a casa per il lavoro, litighiamo per il lavoro ecc. ecc. ecc.), capisci bene che avere una vita professionale realizzante e soddisfacente – anzichè mortalmente frustrante – porta la bilancia della felicità in positivo in una grossa fetta della tua vita!

Ci sono mille modi per cambiare il mondo… Basta volerlo!

Ci sono mille modi per cambiare il mondo… Basta volerlo!

Colombia. Una bambina appena nata viene trovata abbandonata.

Edinora Jimenez, 59 anni, che ha trovato la bambina, racconta: “Stavo raccogliendo le arance quando ho sentito un pianto. Ho pensato che fosse un gatto fino a quando ho guardato più da vicino e ho visto che si trattava di una bambina”. Il comandante della polizia locale Javier Martin ha raccontato che la neonata aveva ancora parte del cordone ombelicale attaccato.

Un ufficiale della polizia colombiana e neomamma, Luisa Fernanda Urrea, viene inviata sul posto dell’abbandono per verificare la situazione e intervenire. La piccola, lasciata in una foresta, stava effettivamente morendo di fame ed era a rischio ipotermia. L’ambulanza tardava, la situazione era sempre più critica e Luisa non ha avuto un attimo di esitazione: si è alzata la maglietta e in attesa dell’arrivo dell’ambulanza ha allattato al seno la piccolina, salvandole la vita.

Fonte: http://www.leggo.it/NEWS/ESTERI/poliziotta_allatta_bambina_video/notizie/1786927.shtml

“Sono una mamma, e ho il latte.” 

ha detto Luisa ai media che sono accorsi ad intervistarla. “Ho solo riconosciuto le esigenze di questa piccola creatura. Credo che qualunque donna lo avrebbe fatto nella stessa situazione”.

Io non so se qualunque donna davvero lo avrebbe fatto, lo spero con il cuore. 

So però che questi semi di generosità, altruismo e amore incondizionato sono qualcosa di veramente prezioso. E so anche che, purtroppo, oggi molti di noi sono troppo preoccupati a combattere la propria quotidiana guerra contro le difficoltà per riuscire ad avere abbastanza energie da dedicare ad aiutare gli altri – oltre che se stessi e la propria famiglia. 

Per anni mi sono chiesta come potevo a mia volta dare un contributo in qualche modo. E finalmente un giorno mi sono resa conto che c’era qualcosa che potevo fare. Qualcosa che derivava dalla mia esperienza personale e che poteva essere di aiuto a tante persone. 

E così oggi l’obiettivo del mio lavoro è aumentare in modo scientifico il grado di speranza delle persone rispetto al tema LAVORO.

So che è fa strano sentire i concetti “più speranza” e “modo scientifico” assieme però è proprio il punto fondamentale di quello che mi motiva a fare quello che faccio. 

Una volta se pensavo ai miei figli da grandi ero terrorizzata. Pensavo che se non ero capace io di assicurarmi tranquillità economica, come avrei fatto ad insegnare qualcosa a loro?

Oggi invece sono serena, non perché me la racconto o me la voglio credere, ma perché ho la prova vivente sotto i miei occhi ogni giorno che tutto questo funziona. Nel senso che Federico, il più grande, a 16 anni oltre che andare brillantemente a scuola (perché sta facendo quello che piace a LUI non quello che avrei pensato io che gli conveniva fare per trovarsi un posto sicuro!) ha già ricevuto ben 4 offerte di lavoro in meno di 6 mesi, semplicemente perché lui gioca a copiare quello che faccio io.

Quindi non solo il mio sistema permette a me di avere la certezza di aver sempre da lavorare, ma sta già funzionando anche su di lui che ha 16 anni. La piccola farà ancora meno fatica!

Poi, in mezzo a tutto questo, fra sorelle, cognati, amici di sorelle, amici di amici di cognati eccetera si è sparsa la voce e ho cominciato a spiegare il sistema anche a loro e loro a passare voce.

E a farla breve oggi il tutto è diventato un libro, un blog e un percorso formativo che, risultati alla mano, aumenta la speranza nel futuro non perché te la credi ma perché proprio impari a vedere più cose di quelle che vedevi prima, aumenti le tue abilità.

E’ come dire che prima potevi andare a caccia solo di giorno quando c’era la luce. Dopo hai dei potenti occhiali a infrarossi e puoi andare a caccia anche di notte. Non è che le prede sono diventate di più, solo che tu hai un campo di azione molto più ampio.

Oh intendiamoci, non sono favorevole alla caccia, è che non mi è ancora venuto in mente un esempio migliore ☺️

Lista della Spesa per la Felicità?

Lista della Spesa per la Felicità?

Imparare dai migliori

Se volessi imparare a volteggiare sugli anelli come un angelo da chi andresti? Da Juri Chechi ovviamente vero?

Ecco, io ho fatto esattamente la stessa cosa: un giorno ho deciso che se c’era qualcuno che avevo studiato davvero approfonditamente la Felicità, lo stare bene davvero, io l’avrei trovato, l’avrei studiato e tradotto in parole facili, comprensibili, mettendo insieme una ricetta per la Felicità “popolare” per semplicità ma “Ingegneristica” per la solidità delle sue basi.

C’è tantissima informazione in giro ma la maggior parte di noi non ha tempo di mettersi a setacciare le informazioni valide da quelle inutili o errate.

A proposito dell’argomento Felicità, il lavoro di chiarezza è ancora solo agli inizi, praticamente è tutto ancora da fare. Ancora la maggior parte delle persone pensa che “La felicità è un mito, una leggenda: tutti ne parlano ma pochi l’hanno  davvero conosciuta, e pochissimi sono così fortunati da assaporarla a lungo.”

La maggior parte di noi crede che che la felicità sia un fattore esterno a noi, qualcosa di fondamentale e che passiamo disperatamente la nostra vita a ricercarla inutilmente, perché solo raramente questa caccia vada a buon fine.

Come dice giustamente Raffaele Morelli, psicologo “Proviamo a pensare che la felicità non sia un premio o un trofeo da conquistare o meritare. Gli studi scientifici dimostrano che il  nostro cervello è programmato per produrla continuamente. In ogni istante, infatti, mentre noi rincorriamo pensieri, progetti, obiettivi, il cervello sta “felicitando”, ossia si sta predisponendo a  creare una condizione di pienezza e di soddisfazione, che non dipende  dalle circostanze esterne e non ha “scadenza” temporale. Il cervello tende all’equilibrio mantenendo sempre attive le centraline del piacere e della gratificazione, secernendo endorfine e neuro-trasmettitori, in particolare la serotonina, responsabile di uno  stato di benessere e felicità.

Ma allora perché siamo tendenzialmente così poco felici?
Qui ci sarebbe un lungo discorso da fare. In breve, diciamo che nonostante il cervello sia sempre pronto a generare felicità, normalmente sono soprattutto i pensieri (e dunque le emozioni) negativi ad avere la meglio.

Il perchè di questa “abitudine” di mal-pensiero, di pensiero infelicitante è articolato, ora vorrei soffermarmi invece su alcuni consigli pratici.

4 CONVINZIONI INVALIDANTI SULLA FELICITA’

Quelli che seguono sono le 4 principali convinzioni che le persone tendono ad avere sulla Felicità. Oltre ad essere scientificamente sbagliate, sono anche disfunzionali, nel senso che TI TOLGONO POTERE, il potere di essere la persona che potresti essere, di realizzare te stesso, i tuoi sogni e la tua vita. Spero che tu abbia chiaro che non è sufficiente cambiare questi pensieri a livello cosciente – cioè la parte del cervello dentro di te che va a 40 bit/s – ma è indispensabile intervenire anche a livello subconscio, la parte cioè del tuo cervello che va a 40 MILIONI di bit/s. E’ chiaro infatti che se a livello cosciente pensi di essere convinto della versione positiva di queste affermazioni, ma a livello subconscio sei convinto del contrario… la matematica non è un opinione, vince il cervello da 40 Milioni di bit/s e tu sei spacciato.

Se ancora non hai idea di quello di cui ti sto parlando, nel mio libro “Dalle Convinzioni alle Azione” puoi farti un’infarinatura sufficiente per cominciare a capirne di più. Lo trovi sul sito dell’editore => Dalle Convinzioni alle Azione.

Ora, torniamo alle 4 convinzioni.

«La felicità dipende dall’esterno» 

Se sei convinto di questa affermazione, continuerai a cercare la felicità FUORI DI TE, giocando nel campo da gioco sbagliato. Finchè sei convinto di dover diventare/avere/fare qualcosa per poter essere felice, sei destinato a non esserlo mai o solo per pochi istanti. E’ così che funziona la nostra mente: punta qualcosa, lo raggiunge e subito dopo punta a qualcosa di nuovo. Non puoi affidarti alla mente per essere felice, la devi domare. Come si fa? 

Non lo so. Non ho idea di come si faccia in generale, ma mi sono fatta un’idea piuttosto precisa del come ci si possa riuscire in tutto quello che riguarda il complicato mondo del lavoro. 

(www.libromissionelavoro.it è il libro da cui puoi cominciare ad approfondire l’argomento, se ti interessa)

«La felicità è rara, eccezionale»

Il Dalai Lama, intervistato da Richard Davidson, eminente neuroscienziato, senza dubbi dice che il momento più felice della sua vita è stato… “Ora”.
Ok, dirai, ma lui è il Dalai Lama.

In realtà lui a differenza di noi tutti ha imparato a comandare la sua mente, non ad esserne comandato, decidendo lui quando essere felice, non quando lo decide lei. Ora ti sembrerà impossibile fare qualcosa del genere, ma il punto è che, con un allenamento adeguato, questo discorso ti sembrerà assolutamente normale. Se ci fosse un alieno che all’improvviso scende sulla terra e guarda come ci facciamo comandare a bacchetta dalla nostra mente sarebbe allibito, quanto lo saresti tu se arrivassi in una città in cui tutti si prendono continuamente a schiaffi, perchè non sanno controllare il loro braccio: il loro braccio, completamente fuori controllo si muove a destra e sinistra di continuo, schiaffeggiando tutti gli abitanti della città. Le persone della città, ormai abituate a questa disfunzione la vedono e subiscono come una cosa normale, ma a te sembrerebbe allucinante! Ecco, noi umani siamo continuamente schiaffeggiati dal nostro organo “mente” che non sappiamo assolutamente controllare!

«La Felicità va meritata»

Questa è una di quelle convinzioni ben seppellite nel tuo subconscio. Perciò non provarci neanche a dire che non è vero! Siamo stati cresciuti TUTTI con gli ordini dei nostri genitori “Fai il bravo altrimenti…”

Ecco, quell’ “altrimenti” significava “altrimenti non ti voglio più bene, altrimenti ti punisco, altrimenti ti lascio da solo” ovvero “sarai infelice”. Quindi la felicità va meritata.

I nostri genitori non avevano idea del danno che facevano, e nemmeno noi abbiamo idea di quello che facciamo ai nostri figli alimentando questa convinzione dannosa…

La FELICITA’ E’ LA NOSTRA CONDIZIONE NATURALE! Non c’è niente da meritare, è un DIRITTO DI NASCITA!

«La Felicità è un ideale irraggiungibile»

Ohi, se hai scritto questo software dentro di te sei spacciato gravemente. Se credi che sia irraggiungibile, non vedrai neanche tutti gli indizi che ti permetterebbero, come è successo a me, di capire che la Felicità si può costruire, passo dopo passo, con allenamenti concreti e precisi, un giorno dopo l’altro, essendo FELICE MENTRE impari, non quando hai finito di imparare…

Strategie quotidiane di Felicità

Ok, sai che mi piace parlare concreto e darti subito degli strumenti applicabili e operativi. Eccone addirittura otto 🙂 presi da uno dei miei principali Maestri e mentori, il Prof. Martin Seligman, docente di Psicologia all’Università della Pennsylvania.

1. TRASCORRI ALMENO 20 MINUTI AL GIORNO ALL’APERTO

Secondo una serie di studi pubblicati nel 2010 dal Journal of Environmental Psychology, non solo aiuta a mantenere uno stato d’animo migliore ma addirittura migliorerebbe la memoria. A fare bene sono soprattutto la luce del sole, anche in un giorno nuvoloso, e l’aria fresca.

2. IMPEGNATI ATTIVAMENTE PER SENTIRTI FELICE

Ben due studi pubblicati dal Journal of Positive Psychology hanno confermato che quando le persone cercano attivamente di essere felici, migliorano il loro stato d’animo, sentendosi alla fine più felici di chi non lo fa. In uno dei due studi i partecipanti hanno ascoltato una gamma di brani musicali allegri nel corso di due settimane: coloro ai quali era stato chiesto di concentrarsi sulla loro felicità, hanno registrato un miglioramento dello stato d’animo rispetto a coloro ai quali era stato chiesto solo di concentrarsi sulla musica.

3. SCOPRI I TUOI PUNTI DI FORZA E IMPEGNATI A USARLI 

Il libro The Happiness Advantage di Shawn Achor, psicologo ad Harvard, riporta un esperimento su 577 volontari, invitati a scegliere uno dei loro punti di forza e a usarlo in un nuova modo ogni giorno per una settimana. Col risultato che alla fine si sentivano molto più felici e meno depressi rispetto al gruppo di controllo. Non è tutto: i vantaggi di questo modus vivendi duravano anche dopo la fine dell’esperimento: il loro livello di felicità è rimasto tale per un mese intero.

4. FAI ESERCIZIO REGOLARMENTE 

L’esercizio fisico in generale rilascia endorfine nel cervello, che migliorano il tono dell’umore. Se l’allenamento è regolare, il moto positivo dell’animo si estende anche ai giorni in cui non ci si allena. Lo conferma una ricerca dell’Università di Bristol secondo cui “Nei giorni di allenamento, l’umore delle persone migliora significativamente dopo l’esercizio e rimane lo stesso nelle successive giornate di riposo. Con l’eccezione del senso di calma che si perde poco dopo”.

5. DAI UN SIGNIFICATO ALLA VITA

I ricercatori della Tohoku University in Giappone hanno realizzato uno studio di sette anni su oltre 43.000 adulti di età tra 40 e i 79 anni chiedendo loro se avevano ikigai (un termine giapponese che sta per “senso della vita”), e poi hanno monitorato il loro stato di salute. Il 95 per cento degli intervistati che riferivano di avere dato un significato alla propria vita erano vivi sette anni dopo l’indagine iniziale contro circa l’83 per cento di coloro che non avevano segnalato alcun buon motivo per vivere. La mancanza di ikigai, secondo i ricercatori, sarebbe in particolare associata con la morte a causa di malattie cardiovascolari.

6. PASSA DEL TEMPO CON LE PERSONE FELICI… O CON I LORO AMICI 🙂

Secondo uno studio pubblicato in Statistics in Medicine e condotto presso la Harvard University e la University of California, la felicità è contagiosa. I ricercatori hanno scoperto che quando una persona diventa felice, un amico che le vive vicino ha una probabilità del 25 per cento in più di diventarlo anche lui. Il coniuge della persona felice ha un 8 per cento maggiore probabilità di felicità, e i vicini di casa hanno una probabilità del 34 per cento. Ma c’è di più: i ricercatori hanno condotto una revisione di altri studi precedenti, scoprendo che certe relazioni sono maggiormente interessate da felicità, in ossequio a una teoria chiamata la “teoria del contagio sociale” o dei “tre gradi di influenza”: quando una persona è felice, l’effetto può diffondersi per tre gradi, fino agli amici degli amici.

7. COLTIVA RELAZIONI SOCIALI FORTI

Se si dispone di pochi amici intimi, una grande e amorevole famiglia, o di forti legami con la comunità, si è più felici. Tra i numerosi studi che lo confermano, ce n’è uno dello psicologo Shawn Achor compiuto tra 1.600 studenti di Harvard che ha dimostrato che il sostegno sociale è motivo di felicità e conta più di fattori come il reddito familiare, i punteggi universitari, l’età, il sesso o l’etnia di appartenenza.

8. OCCUPATI DEGLI ALTRI 

Le persone che passano del tempo ogni mese ad aiutare gli altri (sia che si tratti di animali, di altre persone o dell’ambiente) sono più felici. Una ricerca della dottoressa Suzanne Richards dell’Università di Exeter Medical School, nel Regno Unito, ha esaminato 40 studi degli ultimi 20 anni sul legame tra volontariato e salute, rilevando che il volontariato è associato con meno casi di depressione, maggiore benessere e una riduzione del 22 per cento del rischio di morte.

Per i punti 2, 3, 5, 7, 8 incredibilmente esiste una soluzione che li farebbe migliorare tutti insieme di molto. 

Parlo naturalmente del LAVORO, della tua vita professionale. Può sembrarti strano, eppure è proprio così. Ma siccome so bene che le mie parole non ti bastano, mi sono ingegnata per fartelo dire anche dal “Michael Jordan” della ricerca e selezione del personale. 

Buona vita e buon… LAVORO! 
Erica

FONTI: 
http://www.focus.it/comportamento/psicologia/8-cose-da-fare-per-essere-felici-secondo-la-scienza
http://www.riza.it/psicologia/tu/2539/la-felicita-come-trovarla-dentro-di-te.html