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“Mai avrei creduto di cambiare vita in modo così netto e radicale.
Trasferirmi in Polonia a studiare regia, lasciandomi alle spalle una carriera di manager in una multinazionale americana, la laurea in economia aziendale, esami di stato, gli sforzi e i molti sacrifici fatti per questo. E invece è successo. La voce dentro di me era più forte: vai, devi seguire il tuo sogno. L’ho fatto. Ho lasciato tutto e sono partito. Era il 1994.
Sulla scelta non avevo dubbi, né mi sono mai pentito di averla presa. Mi ha sorretto una lucida incoscienza, e la passione. Ho deciso quello che era giusto per me in quel momento, cercando di capire quello che volevo veramente, chi volevo diventare. Ho vinto i timori, le resistenze del nemico più grande. Me stesso. Sì, solo io potevo impedirlo e non l’ho fatto. Ho sperimentato che il cambiamento più difficile è quello dentro di te, non quello che avviene fuori. Una volta che dentro sei diverso, ma autentico, il resto viene da sé.”

A parlare è Gabriele Iacovone, brillante laureato in Economia e Commercio, manager di spicco ma con un sogno nel cuore che andava da tutt’altra parte. Nel suo caso, il cinema.

Ma per quanto il suo non sia un caso isolato, la realtà dei fatti è che la maggior parte delle persone tiene invece – a differenza di Iacovone e di pochi altri coraggiosi come lui – il sogno chiuso nel cassetto. 

Per paura di sbagliare, timore di quello che potrebbe essere, ansia per il futuro, preoccupazione del giudizio degli altri e mille altri motivi più o meno validi. 

E, sorpresa delle sorprese, se ti aspetti che a questo punto io mi lanci nel solito pistolotto motivazionale tipo “Ma no! Devi buttare il cuore oltre l’ostacolo, la vita è una sola, devi buttarti!”, ti sbagli di grosso. 

Come penso ormai sappiano anche i muri, io sono stata per anni una persona frustratissima professionalmente, con un sogno cementato dentro il cassetto del caveau di sicurezza di una banca svizzera! Altro che sogno nel cassetto.

Nomina una paura, uno stato di ansia, un aggrapparsi alle certezze consolidate mentre il cuore sanguina pensando al sogno che non c’è, e io lo conosco. L’ho provato sulla mia pelle. 

Per anni.

Al limite dell’esaurimento nervoso. 

Però però…

La mia è una storia a lieto fine. Molto a lieto fine.

Non solo ho di nuovo un lavoro.

Ma già che c’ero mi sono ingegnata per ricostruirmene uno che anche mi piacesse e mi realizzasse.

E’ stato così che, strada facendo, ho scoperto e studiato una enorme quantità di strumenti e informazioni di cui NESSUNO mai mi aveva parlato durante i pur pesantissimi anni di università. Avevo studiato non so quante cose completamente inutili per la mia vita professionale ma nessuno si era degnato di darmi un benchè minimo indizio su quello che mi sarebbe servito davvero per affrontare il mondo del lavoro!

E siccome da sempre ho una fissa maniacale, aiutare me stessa e le persone che mi sono attorno ad essere più felici, ho fatto in modo di trasformare tutte queste informazioni e strumenti in qualcosa che anche altri potessero avere e portare nella propria vita…