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Ero un combattente. Avevo sempre portato a termine tutto nella mia vita e l’avrei fatto anche questa volta. Ma iniziavo a non vedere la via d’uscita. 

Un mio amico mi aveva suggerito che nei momenti difficili occorre mantenere la concentrazione su una cosa positiva, anche se piccolissima, e rimanerci incollati con tutta l’attenzione possibile come ad un salvagente, per riuscire a mantenere l’equilibrio mentale e non lasciarsi travolgere emozionalmente dalla mareggiata degli eventi. Avevo paura di fallire. Non vedevo l’uscita, non trovavo vie di fuga percorribili. Ero ossessionato da questo unico pensiero, notte e giorno: vivevo come risucchiato da un gorgo nero che mi tirava sempre più a fondo“(*) 

Non sono mie le parole che hai appena letto, ma non avrei saputo esprimere meglio la situazione che, ormai più di un anno fa, mi ero ritrovata a vivere. 

Avevo sempre lottato come un feroce lottatore di sumo dal primo momento in cui la crisi aveva fatto la sua comparsa, senza mai mollare. Eppure non era abbastanza e, a quel punto, non vedevo davvero altra possibilità che non fosse quella di mollare. 

A volte crediamo che siano i grandi passi, le grandi rivoluzioni a far cambiare le cose. Ma molto più spesso basta una sola piccola cosa, una breve ma ripetuta sequenza di passi per permetterti di uscire dalle notti più buie. 

I saggi dicono “Qualunque grande montagna si scala un passo alla volta”. follow your dreams canceledE’ verissimo, ma non tutti i passi sono uguali. Serve sapere come fare e organizzarsi per avere l’intuizione che fa la differenza. Solo che questa intuizione può arrivare solo da quell’unico posto di infinito potenziale che è dentro di noi e a cui non siamo abituati ad accedere, così impegnati come siamo ad obbedire alle regole del mondo che impariamo da quando iniziamo ad andare a scuola a 6 anni. 

C’è a questo proposito un’antica storia cinese che amo molto. Racconta di un popolo che viveva vicino al fiume Giallo e perciò nel periodo dei monsoni, era soggetto a periodiche, disastrose alluvioni. I vari monarchi che si succedevano cercavano di far fronte a questa periodica epidemia che decimava gli abitanti del posto e abbatteva l’economia del paese in modo disastroso, alzando sempre di più gli argini del fiume. Eppure, per quanto questi argini venissero alzati, prima o poi arrivava sempre un’onda di piena più alta delle precedenti che riusciva a superare e rompere gli argini, con le ormai solite tragiche conseguenze.

Ebbene, questo è quello che successe anche a me: avevo superato tanti ostacoli, tante battaglie, ero caduta e mi ero rialzata decine di volte, avevo continuato ad alzare i miei argini finchè un giorno, sopraffatta dall’ennesima onda di piena ero rimasta a terra.

E’ stato a quel punto infatti che, incapace di tirare fuori ancora una sola goccia di energia, arrabbiata con il mondo e con tutte le mie tecniche che non erano state in grado di salvarmi, mi rassegnai ad andare dal neuropsichiatra.

Uscita da lì andai in farmacia, presentai la prescrizione alla farmacista, con vergogna nascosi sonniferi e calmanti nella borsa e rientrai verso casa, con un indicibile peso nel cuore.

Com’era possibile che, dopo tanti anni di crescita personale, dopo decine di corsi, centinaia di libri, migliaia di ore di lavoro su di me, fossi arrivata a quel punto? Non riuscivo ancora a capacitarmene. Eppure, per quanto perfezionato fosse il mio sistema di guardare alla vita, per quanto avessi limato le mie credenze sul mondo e sulla vita, lo stress che avevo accumulato di fronte agli ultimi eventi negativi era tale da farmi mettere in dubbio la validità di tutto.

Mi piacerebbe dirti che, proprio lì, pochi passi al di fuori della farmacia, folgorata da un’improvvisa illuminazione dello spirito santo, venni riempita della luce di una qualche meravigliosa comprensione che mi guarì all’istante. Non andò così. Ma feci per fortuna una sola, piccola scelta che fece la differenza: scelsi, nonostante tutto, di credere ancora un po’.

Era davvero pochissimo quello che potevo mettere in gioco a quel punto, ma decisi di farlo ugualmente. Decisi di non prendere le medicine che mi avevano prescritto. Decisi di prendermi una moratoria, in cui smettere di lottare e semplicemente vivere seguendo le cose, smettendo di combatterle.

Ebbene, da quel momento in poi, nell’arco di alcuni mesi, capitarono alcune situazioni e informazioni che, una volta assimilate, mi portarono a cambiare la mia condizione interiore dalla sera alla mattina. Da quel giorno, da quel momento, una fonte inesauribile di energia si è attivata dentro di me, sono la miglior versione mai esistita di me stessa e ho fatto del mio scopo di vita il trasmettere agli altri come fare altrettanto.

Nel mondo della scienza c’è un termine che si avvicina a tutto questo. E’ il termine “Resilienza”, ovvero la forza di reagire proattivamente alle avversità, difficoltà e ostacoli della vita. Io più semplicemente amo chiamarlo “Il Cambio del campo da gioco”.

Benissimo, ti starai chiedendo, ma di che campo da gioco parliamo?

Parliamo del Campo da gioco in cui ciascuno di noi combatte le proprie battaglie e sfide quotidiane. Per la quasi totalità di noi, il campo da gioco – o forse meglio da guerra –  in cui combattiamo è il mondo della realtà esterna: ogni volta che qualcosa non funziona nella nostra vita, ci rivolgiamo all’esterno per cercare di cambiarlo.

Ed è esattamente quello che ho fatto io fino al grande crollo. E’ quello che, nella storia cinese di prima corrisponde al continuare ad innalzare mura di protezione sempre più alte.

Facciamo degli esempi.

Ostacolo: hai diversi kg di troppo. Soluzione: combatti con le calorie, combatti facendo muovere quel pesante e poco disponibile corpo, combatti con le tentazioni di aprire il frigo e mangiare tutto quello che trovi e così via.

Oppure. Ostacolo: non hai abbastanza soldi. Soluzione: combatti passando ore sul web a cercare di trovare sistemi per guadagnare da casa inutilmente, combatti contro le decine di truffe che prendi o rischi di prendere ad ogni angolo sul web, combatti cercando annunci di lavoro e via dicendo.

Ancora uno. Ostacolo: hai problemi di relazione con una o più persone importanti nella tua vita (partner, figli, colleghi o datori di lavoro…). Soluzione: combatti per far vincere le tue ragioni oppure per adeguarti alle richieste dell’altro il che però ti fa soffrire; combatti contro il dolore che questa situazione ti porta, combatti per cambiare l’altro in qualche modo e avanti così.

Penso tu abbia capito cosa intendo. Non c’è nulla di strano in tutto questo, è il modo di affrontare il mondo con cui siamo stati educati e cresciuti: cercare ogni riferimento e riscontro di cui abbiamo bisogno al di fuori di noi.

Come già ho detto, io sono stata una tenace esponente di questo modo di procedere. Ti basti pensare che c’è stato un tempo in cui ho creato un intero portale web, si chiamava “IoRiesco.it”, in cui si parlava di tutti i metodi e gli strumenti migliori per combattere più efficacemente e con miglior successo in questo tipo di approccio alla vita.

E tutt’ora, la pressochè totalità dei sistemi di formazione, di auto aiuto, gli strumenti che puoi trovare si basano su questo approccio. Ripeto, non è cattivo, è un buon approccio, ma arriverà sempre l’onda che sarà troppo forte e ti spazzerà via, se già non è successo.

C’è di più, se non impari la lezione, ne arriveranno delle altre, fino a quando non avrai capito che questo modo di procedere non è più adeguato al livello dell’evoluzione in cui siamo.

La nostra è l’epoca del grande Risveglio. L’epoca del riappropriarci del nostro vero grande Potere, per costruire insieme un mondo più felice e migliore per noi stessi e i nostri figli.

E’ ora di cambiare prospettiva. E’ ora di cambiare paradigma. E’ ora.

 

 

(*)Citazione da Luigi Zoia “Cadere sette volte Rialzarsi Otto”