da Erica Zuanon
Adoro questa storiella trovata su Facebook, per me, mamma insonne da oltre 14 mesi è un toccasana per il buonumore!
Ecco dunque l’immaginario racconto in stile “Senti chi parla” di un neonato birbante…
“Ok, questa è la mia situazione.
Sono nato da 7 mesi. I primi mesi erano grandiosi – piangevo, la Mamma mi prendeva in braccio e mi allattava a qualunque ora del giorno e della notte. Poi qualcosa è cambiato. Nelle ultime settimane la Mamma sta cercando di DTLN (Dormire Tutta La Notte).
All’inizio pensavo che fosse una fase, ma niente da fare, sta andando sempre peggio. Ho parlato con altri bimbi e sembra che sia un atteggiamento abbastanza comune tra le Mamme dopo 6 mesi dalla nostra nascita.
Il fatto è questo: le Mamme non hanno veramente bisogno di dormire. E’ solo un’abitudine. Molte di loro hanno dormito per almeno 30 anni, non ne hanno più bisogno.
Così ho elaborato un piano e l’ho chiamato il metodo del Pianto.
Funziona così: Prima notte: piangere ogni 3 ore fino a che non vi avrà allattato. Lo so. E’ difficile. E’ difficile vedere le vostre Mamme sconvolte dal vostro pianto. Ricordatevi però che lo fate per il suo bene.
Seconda notte: piangere ogni 2 ore fino a che non vi avrà allattato.
Terza notte: piangere ogni ora.
La maggior parte delle Mamme iniziano a rispondere a questo metodo più velocemente dopo la terza notte.
Alcune Mamme sono più toste, e potrebbero resistere di più al cambiamento. Queste Mamme staranno sulla soglia della vostra camera per ore, facendo shh-shh-shh. Non dategliela vinta. Non mi stancherò mai di ripetere questo fondamentale concetto: la COERENZA è la chiave di tutto!
Se lascerete che la vostra Mamma DTLN (Dorma Tutta La Notte), anche solo una volta, si aspetterà di poterlo fare tutte le notti. LO SO, E’ DAVVERO DIFFICILE! Ma lei sul serio non ha bisogno di dormire, sta solo facendo resistenza al cambiamento.
Se avete una Mamma davvero davvero tosta, potete smettere di piangere per circa 10 minuti, quel tanto che basta perchè lei torni a letto e si addormenti. Poi piangete ancora. Questo FUNZIONERA’ sicuramente.
La mia Mamma una volta stette sveglia per 10 ore filate, quindi sappiate che ce la possono fare. Ieri notte, per esempio, ho pianto ogni ora.
Dovete solo decidervi ed essere fedeli al vostro programma. SIATE COERENTI!
Mi è capitato di piangere per qualsiasi ragione.
Il mio sacco nanna mi solleticava i piedi.
Ho sentito una piega sotto il lenzuolo.
Ho visto un’ombra sul muro.
Ho fatto un ruttino, e sapeva di pera. E non ho mangiato la pera da oggi a pranzo, come la mettiamo?
Il gatto ha fatto “miao”. Dovrei saperlo, la Mamma me lo ripete 20 volte al giorno che fa “miao”.
Una volta ho pianto perchè mi piaceva l’effetto del suono della mia voce che faceva l’eco sul baby monitor nell’altra stanza.
Troppo caldo, troppo freddo, non importa! Continuate a piangere!!
Magari ci vorrà un pò di tempo, ma funziona. La Mamma alla fine mi ha allattato alle 4 del mattino. Domani notte il mio goal sono le 3 e mezza.
Bisogna pian piano diminuire gli intervalli tra le poppate in modo da resettare l’orologio interno della vostra Mamma.
Qualche volta la mia Mamma chiama i rinforzi e manda il Papà.
Non vi preoccupate, i Papà non sono fatti per non dormire come lo sono le Mamme. Potranno al massimo darvi qualche pacca rassicurante e qualche shh-shh-shh prima di dichiararsi sconfitti e rimandare la Mamma.
Inoltre, state attenti alle musichette rilassanti con il rumore della pioggia.
Mi piace dare alla Mamma false speranze ascoltando il rumore della pioggia mentre mi mette a letto e facendo finta di chiudere gli occhi ed addormentarmi; aspetto finchè la Mamma non torna a dormire e poi le dò il colpo di grazie con un pianto a sorpresa. Se non mi prende tra le braccia abbastanza velocemente continuo con tutto il repertorio: tosse finta, suoni gutturali e altre cose così che la fanno correre alla culla.
Sono sicuro che a un certo punto inizierà a realizzare che davvero non ha davvero bisogno di dormire.
P.S. Non fatevi prendere in giro con quei cosi di gomma, non importa quanto li succhiate, non verrà mai fuori il latte. Fidatevi.”
(Fonte: Storia letta su post di Facebook)
da Erica Zuanon
Depressione postpartum: sintomi, cause e come esser d’aiuto
La depressione postpartum si riferisce agli episodi depressivi che si presentano dopo aver partorito. Possono presentarsi non solo dopo la nascita di un bambino, ma anche dopo un aborto spontaneo o l’interruzione di una gravidanza.
La gravità dei sintomi varia da caso a caso ma anche in funzione della durata del periodo “difficile” e del momento in cui compare.
Che differenza c’è tra baby blues, depressione postpartum e psicosi?
Il “baby blues” è un periodo successivo al parto caratterizzato da malinconia, ansia, irritabilità, cambiamenti di umore e stanchezza. Ma si tratta di alterazioni normali, che spariscono da sole in una decina di giorni senza alcun tipo di intervento.
Quando invece questi sintomi si presentano anche mesi dopo il parto, e perdurano nel tempo, allora si tratta di depressione. In questo stadio la disperazione, l’ansia e la malinconia possono essere talmente forti che la donna non riesce a sobbarcarsi il peso degli impegni quotidiani.
Esiste poi una forma ancora più grave,chiamata psicosi postpartum. In questo stadio la donna soffre di allucinazioni che possono portarla a gesti inconsulti nei confronti di se stessa o del bambino. Qui è necessario l’immediato intervento medico.
“Tutto parla di te”. La Depressione Post Partum approda anche sul Grande Schermo
Che sia un argomento sempre più all’ordine del giorno lo conferma anche il fatto che il tema della Depressione Post Partum sia approdato anche sul grande Schermo.
Quanto è difficile rompere l’omertà sulla depressione post parto. Ci prova Alina Marazzi con il suo nuovo film “Tutto parla di te” nei cinema a partire da Giovedì 11 aprile.
Un film che palra di come ci si possa sentire sole e inadeguate. E di quanto faccia male scoprire che la maternità non è solo idillio. Torni a casa con il neonato e la festa non c’è. Spesso ci sono la fatica e la paura, qualche volta c’è il rifiuto e se nessuno ci dà una mano può calare il buio e, infine, la follia. Ma quanto è difficile ammettere, persino tra donne, di sentirsi una “cattiva madre”.
La depressione post parto colpisce una mamma su sette
Ma è davvero una questione così grave?
Sembrerebbe proprio che sì, Partorire oggi sia più difficile, e soprattutto più stressante. Secondo uno studio inglese la depressione post parto potrebbe addirittura colpire una mamma su sette. I dati raccolti in un anno di studio su 10mila neomamme, neomamme, ricoverate presso la Divisione di Ginecologia e Ostetricia dell’Ospedale di Pittsburgh, sono un po’ sconfortanti: su 7 nuove mamme una svilupperà probabilmente la depressione post parto.
Le partecipanti sono state seguite per un anno e oggetto di interviste telefoniche condotte a quattro e 6 settimane dopo il parto.
«Abbiamo chiesto loro se erano state in grado di ridere e vedere il lato divertente delle cose – sottolinea la psichiatra Dorothy Sit nella nota Pittsburgh – Se avevano la capacità di guardare al futuro con gioia, anche se non è necessariamente colpa loro quando le cose vanno male. Se avevano sensazioni di ansia o preoccupazioni senza apparente motivo, o fossero spaventate o in preda al panico senza una buona ragione».
a seguito di visite a domicilio condotte più avanti nel tempo si è scoperto che molte donne presentavano sintomi depressivi piuttosto gravi.
«Abbiamo scoperto che il 20 per cento [delle mamme] ha avuto pensieri di suicidio: pensieri di morte, di attendere di morire; non volersi svegliare, solo scappare – spiega Sit – In effetti, alcune pazienti con sintomi molto gravi aveva preso la decisione di togliersi la vita».
Altri risultati mostrano che quasi il 22 per cento delle donne aveva sviluppato sintomi depressivi dopo un anno dalla nascita dei loro bambini.
Dietro allo sviluppo della depressione, secondo gli esperti, ci possono essere i cambiamenti ormonali e genetici che avvengono durante questo processo e periodo. Ma se alcuni sbalzi di umore possono essere normali, quando questi assumono connotati più persistenti, gravi e inquietanti, allora significa che c’è bisogno di aiuto.
Una rete di sostegno contro la depressione post–partum
In Italia, 1 donna su 10 soffre di depressione post partum e l’80% di baby blues, un malessere i cui sintomi sono stanchezza, disturbi del sonno e dell’alimentazione, difficoltà di concentrazione, tristezza e pianto.
Alla luce di questi dati, c’è anche chi, come l’istituzione Save the Children, cerca in qualche modo di correre ai ripari. Ecco dunque nascere, con lo slogan “Bambini si nasce, genitori si diventa”, il progetto “Fiocchi in ospedale” una vera e propria rete di sostegno e di solidarietà per neo mamme e neo papà nei primi mesi di vita del proprio bambino, realizzato grazie al sostegno di Gallerie Commerciali Italia con le sue 46 Gallerie Auchan dislocate in tutta Italia. L’intervento della durata di due anni ha l’obiettivo di accompagnare neo genitori, soprattutto in condizioni di particolare vulnerabilità, sociale e psicologica, creando attorno ad essi un ambiente sereno e forte, grazie al supporto e ai servizi per la cura dei primi importantissimi mesi di vita del bambino.
“La nascita di un figlio rappresenta per i genitori un’esperienza di profondo cambiamento, sia sul piano affettivo che personale, sia sul piano relazionale che sociale, a volte connotato dalle difficoltà della coppia genitoriale nell’adeguarsi al nuovo assetto. – ha dichiarato Valerio Neri, Direttore Generale di Save the Children Italia – Se a questo scenario si aggiungono difficoltà di tipo economico e psicologico della mamma o della coppia, la situazione si aggrava e le conseguenze per il bambino possono essere molto pesanti. Nei casi più gravi i disturbi della sfera relazionale mamma-bambino possono sfociare in violenze familiari e in alcuni casi in infanticidi. Secondo alcune stime, nel 90% dei casi di bambini uccisi sono le madri le responsabili e nell’80% degli episodi i minori sono uccisi in via preterintenzionale a causa delle forti percosse ricevute dai genitori. ”
http://www.youtube.com/watch?v=mGEHq4ZPmnA&feature=player_embedded
FONTI:
http://happinessandfamily.blogspot.com
http://www.depressionepostpartum.it
http://www.aamterranuova.it
http://www.educare.it
da Erica Zuanon
“La percentuale di infertilità è calcolata intorno all’8% per le donne di 19-26 anni, 14% nelle donne tra 27 e 34 anni, ma oltre il 50% nelle donne con età superiore ai 40 anni. Nella procreazione assistita, il tasso di successo si riduce anch’esso fortemente con l’avanzare dell’età femminile. A 30 anni è mediamente del 30%, a 35 anni intorno al 24% e a 40 anni scende al 16%.” …
“La probabilità di concepimento varia in relazione all’età della donna. Fino ai 35 anni, essa è massima, ma dopo i 35 anni, la percentuale di donne in grado di concepire si riduce rapidamente. A 40 anni circa il 60% di donne sono ancora in grado di concepire, mentre a 45 questo tasso si è ridotto a meno del 10%.” …
“I problemi di concepimento nelle coppie sono più frequenti di quanto si pensi: in realtà però questi problemi, come sottolineato da una recente ricerca, vengono superati dal 50 % delle coppie negli anni immediatamente successivi e senza ricorso a terapie di alcun genere. Secondo i ginecologi inoltre, un anno è il periodo medio che serve ad una coppia per riuscire a concepire: non fatevi dunque prendere dal panico se dopo qualche mese non siete ancora incinta, è del tutto normale.” …
Questi sono solo alcuni degli asettici dati statistici che ti sarà capitato di leggere se, anche tu come me, sei passata attraverso il buio tunnel del “Ma perchè tutte restano incinta al primo colpo e io sono mesi – o anni – che provo inutilmente e non ci riesco???”
Qualche giorno fa sono stata a fare una visita di controllo ginecologica e, mentre parlavo con quella fata speciale di Dottoressa che, oltre ad avermi seguito durante tutta la gravidanza, ha salvato in extremis mia figlia e me, il giorno della sua complicata nascita.
Chiaccherando velocemente per cercare di aggiornarnci sulle novità degli ultimi mesi, volati velocemente via fra i mille impegni di entrambe, mentre ero seduta nell’ambulatorio dell’ospedale, all’improvviso ho visto scorrere davanti ai miei occhi tutta la mia lunga avventura incominciata ormai più di dieci anni fa per diventare mamma.
Ricordo come fosse ieri quando trascorrevo ore ed ore davanti al pc alla ricerca di risposte al quesito che stava diventando mese dopo mese sempre più ossessionante: “Con mio marito stiamo cercando di avere un bambino ma non riesco a restare incinta. Dopo quanto tempo devo cominciare a preoccuparmi? Qual è il primo passaggio da fare? Dobbiamo rivolgerci a un centro specializzato?”
Sapevo certo di non essere l’unica a farmi queste angosciate domande (prova ne era il fatto che su internet avevo sempre trovato fiumi di post e commenti di blog sull’argomento), ma non pensavo che la cosa fosse ancora tanto attuale.
La nostra fata-Dottoressa infatti, mentre le accennavo velocemente del mio progetto di questo blog, si è accesa improvvisamente tantissimo al pensiero che ci potesse essere qualcosa di scritto su questa mia storia, dal momento che, dice, a tutt’ora e sempre di più lei ha quotidianamente a che fare con donne preoccupate dallo stesso tipo di problema.
Perciò a questo punto è arrivato il momento di prendere il coraggio a due mani e aprire il sipario…
E’ con grande emozione – e un pò di tremarella – che mi decido finalmente a portare alla luce il mio manoscritto, rimasto nascosto nel cassetto durante questi ultimi 10 anni!
Ecco dunque a voi, mie care amiche mamme, aspiranti madri, mogli e in ogni caso magnifiche donne, la mia storia. Con la speranza che possa esservi di ispirazione e magari, perchè no, strapparvi qualche sorriso divertito .