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L’ingegnere

o meglio… ingegnere-ma-volevo-fare-altro

 

L’ingegnere

o meglio… ingegnere-ma-volevo-fare-altro

 

Secondo tutti, avevo una laurea invidiabile.

Io non ci trovavo proprio niente di invidiabile. 
Ed ero orrendamente infelice.

Ne ho fatto una malattia per anni.

Avrei voluto fare altro ma, dopo 5 anni passati in mezzo ai geroglifici ingegneristici, non avevo neanche più l’idea di COSA avrei voluto fare…

Così ho chiuso la laurea in un cassetto. 

Ho fumato, a lungo.

Ho bevuto molte birre. 

Sono andata via di casa troppo presto. 

Mi sono mossa scompostamente per anni. 

Ho cercato di fare altro, ma facevo la fame. 

Ho pianto un sacco. 

E alla fine ho ceduto ed ho ri-tirato fuori dal cassetto la laurea da ingegnere. Per un pò…

Dicono che è pericoloso non tirare fuori i sogni dal cassetto. 
Ma posso assicurare per esperienza che anche tirare fuori un incubo dal cassetto non è niente male, quanto a pericolo.

E’ successo così che sono andata avanti per circa dieci anni a fare la vita da ingegnere-ma-volevo-fare-altro.

La storia poteva perfettamente dirsi conclusa qui. Salvo il fatto che fra i tantissimi difetti che ho non c’era quello di mancare di tenacia. Diciamo che sono piuttosto un “tipo insistente”.

Quindi non ho mollato. Mai.

Neanche quando avevo finito di pregare tutti i santi del paradiso.

Neanche quando mia figlia non mi ha fatta dormire più di due ore per notte per ogni santa notte dei suoi primi 4 anni di vita.

Neanche quando la crisi mi ha fatto finire su una strada, nonostante la mia laurea “sicura” che mi doveva garantire un lavoro sicuro.

Neanche quando mi sono ritrovata con 50’000 euro di debito in banca per un software che era diventato “inutile” per il mercato ben prima che io sviluppassi l’abilità di venderlo. (Da qui, la mia “simpatia” per i robot, la tecnologia e tutto quello che oggi manda avanti le lancette dell’orologio molto più in fretta di quello che noi lavoratori umani siamo stati abituati a sostenere…)

E insomma. Sbatti la testa oggi, sbattila domani, cadi oggi, rialzati domani, una cosa buona l’ingegnere che è in me l’ha fatta: ha studiato ogni possibile, umana angolatura della faccenda “INSODDISFAZIONE LAVORATIVA E COME VINCERLA”.

E come ogni bravo ingegnere, visto che la sua testa non può concepire l’impossibile (“se si può calcolare, si può fare”, dice), ha stabilito che sarebbe riuscito a venirne a capo.

Cioè, siamo riusciti a venirne a capo.

Io, l’ingegnere e…